Il Borgo

Marzano è un piccolo borgo rurale posto a sud-est di Merlino, dista una ventina di km. da Milano ed è situato in una zona rivierasca a meno di 1 km. dal fiume Adda.

Marzano, nome di origine romana, fondato da un certo Marzio. Tracce di romanità si notano inoltre nella posizione del paese, all’incrocio esatto di un decumano e di un cardo.

È situato su due declivi che degradano verso la roggia Molina che delimita la parte alta della frazione “detta volt” dalla parte bassa. E’ circondato, quasi immerso, in un’ampia zona verde che conservava fino ad alcuni decenni orsono praticamente inalterate, l’aspetto e le caratteristiche tradizionali della pianura irrigua del lodigiano: marcite, campi di trifoglio alternati a coltivazioni di mais, frumento ed orzo e fino agli anni ’60 anche di riso. Le campagne erano altresì contornate da filari di pioppi e da canali di irrigazione nei quali scorrevano acque abbondanti.

Sulla piazza centrale del borgo, situata nella parte bassa, si affacciano la Chiesa Parrocchiale, un antico negozio di alimentari, e una trattoria storica locati in un edificio che porta evidenti i segni della sua origine quattrocentesca: contorni in cotto alle finestre ad arco acuto. Probabilmente sarà stato un palazzo più vasto di quello che attualmente vediamo e sicuramente sarà servito come dimora del signorotto locale o come difesa in caso di attacco, essendo provvisto di una torre pasteraglia con fregio di mattoni. Sulla stessa piazza, inoltre, si aprono le vecchie corti rustiche.

Su tutto il borgo sovrasta una costruzione massiccia ed imponente di aspetto severo, di evidente stile barocco, denominato “il Palazzo”. La storia dell’antico maniero si perde nella notte dei tempi.

Il Palazzo

Sulle rovine dell’antico castello costruito in epoca medioevale come opera difensiva che nel 1370 Bernabò Visconti donò alla moglie Regina della Scala e che, nel 1420 Filippo Maria Visconti regalò come premio di fedeltà a Vincenzo Moriano. Successivamente i Vescovi di Lodi infeudavano alla nobilissima famiglia Riccardi tutte le decime dei terreni di Marzano. Nel 1527 l’imperatore Carlo V investì i nobili Carcassola del feudo di Paullo. Fu in questo periodo che i Carcassola legarono indissolubilmente il proprio nome a Marzano trasformando l’antico maniero in un palazzo di delizie luogo ideale per le loro feste, residenza di campagna per la nobiltà milanese, concepita e realizzata con criteri di grandiosità e raffinata signorilità come si può dedurre dalle dimensioni e dalle rifiniture dei locali nonché dagli affreschi presente in buona parte delle sale del palazzo. Anche la parte circostante il palazzo era adibita a giardini, frutteti, peschiera e prati verdi.

I Carcassola cedettero gran parte del loro feudo ai nobili Tassis principi di Napoli nel 1546. Nel 1647 il palazzo divenne possedimento del conte Barbiano di Belgioso. Dagli inizia del 1700 risultano proprietari del palazzo i signori Trotti feudatari e conti di Vimercate il cui ramo si estinse nel 1842 senza eredi diretti.

I Carcassola, molto probabilmente, rimasero proprietari del Palazzo anche dopo i vari passaggi di proprietà e fino alla soppressione dei feudi avvenuta nell’anno 1782.

Nel 1844 i terreni di Marzano e il Palazzo vennero ceduti ai conti Frizzoni di Bergamo e da questo momento in poi inizia il suo declino, caratterizzato da distruzioni e demolizioni. Vengono asportati tutti gli arredi e le supellettili, delle quali esiste un inventario redatto verso la fine del 1700. Vengono successivamente demolite le mura del palazzo che si estendevano oltre l’attale lato est, dove c’era il Grande Salone delle feste, dichiarate in pessimo stato di conservazione. Le tracce della demolizione sono tuttora visibili osservando attentamente le mura del lato est. La pescheria, il parco vengono abbandonati e recuperati come terreni agricoli. Viene abbandonato l’ingresso principale sul lato sud, e l’antica corte rustica viene demolita per far posto all’attuale accesso al palazzo che dopo questi interventi assume la conformazione esterna attuale.

Il materiale di risulta delle demolizioni viene utilizzato per costruire l’opificio della cascina Grugni e per innalzare la cascina Brambilla.

Anche l’interno venne interamente svuotato e non più utilizzato come residente, se non una piccola parte che serviva d’alloggio per i guardiani e per gli amministrati del conti Frizzoni di Bergamo la cui attività principale era la filatura e la tessitura della seta. Questi non utilizzarono mai il Palazzo come residenza ma solo per la lavorazione preliminare dei bozzoli da seta. Furono infatti piantati molti gelsi, utili per le foglie che alimentavano i bachi. I bozzoli venuti a maturazione veniva arrostiti in un forno appositamente costruito per far morire la crisalide e poi conservati e trasferiti a Bergamo per la successiva lavorazione.

Nel corso degli anni i Frizzoni liquidarono gran parte dei loro possedimenti a Marzano. Nel 1912 l’ultima parte venne ceduta alla famiglia Grugni, agricoltori del luogo, i quali divennero anche gli attuali proprietari del Palazzo. Con l’incombenza della primo conflitto mondiale molti profughi lasciarono le loro case; alcune di queste famiglie trovarono rifugio nel palazzo. Poi, nel corso della seconda guerra mondiale fu la volta degli sfollati in fuga da Milano.

Nel dopoguerra, infine, l’Amministrazione Comunale di Merlino, obbligò la proprietà ad ospitare all’interno del Palazzo i senzatetto. Tutte queste permanenze, non contribuirono certo a conservare in buono stato gli interni del Palazzo, anche se Pietro Grugni ottenne dal comune la garanzia che, due sale, tra quelle dotate di notevoli affreschi, non fossero occupate.

Negli anni 60/70 una ventina di famiglie marzanesi hanno abitato nel Palazzo, contribuendo con la tinteggiatura dei vari locali a preservare dalla decadenza molti affreschi che diversamente sarebbero andati irrimediabilmente persi e che furono portati alla luce in occasione del restauro conservativo operato dall’ing. Vincenzo Grugni negli anni ’90.

Agli inizi degli anni 80 a causa dello svuotamento delle abitazioni, l’ edificio, pur conservando la sua imponenza, presentava evidenti segni di abbandono.

L’8 luglio 1981 il ministro dei beni culturali dichiarò Palazzo Carcassola-Grugni un bene di interesse particolarmente importante ai sensi della legge 1.6.1939 nr. 1089 e sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nella legge stessa. Questo riconoscimento determinò la volontà della proprietà di iniziare il restauro conservativo sia dal punto di vista costruttivo che funzionale.

La Chiesa

La Chiesa è dedicata a S. Ambrogio Vescovo. La dedicazione, probabilmente è risalente al periodo di sudditanza del paese a Milano, la leggenda popolare vuole che S.Ambrogio, transitando in questa zona fece sosta presso il maniscalco di Marzano per ferrare il suo cavallo.

Il 28 dicembre 1198 la Chiesa ritorna nella giurisdizione di Lodi.

Nell’anno 1261 il papa Urbano IV impose una tassa per sovvenzionare la guerra in Sicilia contro Manfredi della casa di Svevia. A tale proposito la nostra Chiesa che era nella pieve di Galgagnano pagò 32 denari imperiali al notaio Guala Legato pontificio. Tale somma dimostra l’importanza che la chiesa di Marzano ha rivestito nel tempo.

Negli anni che vanno dal 1400 al 1500, troviamo a reggere la Chiesa un certo Bassiano Forti, poi un Germano Forti, ed uno Stefano Forti tutti della stessa facoltosa e nobile famiglia lodigiana.

Sul finire del 1500 alla parrocchia di Marzano viene annesso quanto rimane del borgo di Cazzano, in precedenza ecclesiasticamente autonomo, sotto l’antichissima chiesa di Santa Maria Assunta. Attualmente, poiché gradatamente rimpicciolita dalle continue erosioni dell’Adda, la località conserva il toponimo di Cazzanello.

Come testimonia un frammento di iscrizione visibile sulla parete destra, la chiesa attuale fu riedificata nel 1615 da Bartolomeo De Puteo decurione di Lodi, sulle fondamenta di una precedente che risaliva a prima dell’anno 1000.

Nel 1619 la Parrocchia è inclusa nel vicariato di Paullo, nel 1689 passa al vicariato di Zelo Buon Persico per poi nel 1975 ritornare nel vicariato di Paullo.

Nel 1910 nuova consacrazione della chiesa parrocchiale dopo lavori di abbellimento. Nel 1934 consacrazione e dedicazione dell’altare maggiore della chiesa appena restaurato, da parte di Mons. Pietro Calchi Novati vescovo di Lodi.

Fa parte della parrocchia la frazione Bocchi che si trova in territorio comunale di Comazzo. Il 21 agosto 1982 in questo località venne benedetta un’edicola ospitante un’immagine della Vergine trovata pochi anni prima in una fornace.

Dal 1985 la parrocchia è sprovvista di un parroco residente ma è amministrata dal parroco di Merlino.

Organo

Nel 1909 all’arrivo del parroco don Luigi Livraghi suppliva l’organo l’armonium posizionato nel coro dietro l’altare, che, essendo stretto più di quattro o cinque cantori non ci stavano

Nel 1921 don Luigi Livraghi decidendo di restaurare l’organo esistente, inattivo da ben vent’anni, affidò il lavoro al signor Cavalli di Piacenza il quale mandò suo figlio Enrico che seppe con maestria metterlo all’ordine. Si aggiunse alle vecchie 100 canne anche il violino e fecesi a nuovo la testiera, la pedaliera e il mantice fu spostato nel mortorino. La spesa fu di 3.500 lire interamente pagate dal parroco.

Un altro desiderio del parroco fu di costruire il coro. Il lavoro fu affidato al tecnico signor Dario Curti il quale eseguì il progetto muratorio. La decorazione è dei fratelli Minestra di Lodi, gli stalli del coro furono eseguito da un falegname locale, il signor Dellera di Merlino.

“Il giorno 21 aprile 1934 cominciando i lavori, iniziarono le febbri malariche del parroco che non mi abbandonarono per tre mesi continui. Nonostante però che io fossi ammalato, compiendo il 25” di mia parrocchialità (1909-1934) volli inaugurare il coro il giorno della sagra del 19 agosto. Quel giorno a stento ho celebrato ma provai tanta soddisfazione da parte del mio popolo che si accostò in massa ai SS.Sacramenti, e corrispose ad una bella ed abbondante pesca che frutto nette 1.400 lire.”

LA STATUA DI S. AMBROGIO

“Nel 1925, con il concorso del popolo, raccogliendo lire 400 si comperò la statua di S.Ambrogio. La statua fu ordinata in val Gardena a Uggè Sebastiano che poi dipinse. La si benedì ed inaugurò il 26 di ottobre 1926 dal compianto mons. Antonelli. Fu una festa veramente grandiosa sebbene fosse in giorno feriale. Eravamo più di 30 sacerdoti e un frate di Roma che si trovava ospite del Vescovo e che tanto lodò la festa e la musica eseguita da cantori di Merlino. Il corpo musicale di Settala prestò lodevole servizio tutto il giorno accompagnando il Vescovo dalla casa alla chiesa e viceversa. Terminata la funzione vespertina si radunò il popolo nella corte parrocchiale e volle sentire le parole del Vescovo, il quale sull’uscio della cucina, dopo l’aver ascoltato una poesia recitata da una bambina, mostrò tutta la sua compiacenza lodando tutti coloro che avevano concorso alla festa.

LA STATUA DELLA MADONNA ASSUNTA

La statua lignea dell’Assunta, il cui costo nel 1861 fu di lire austriache 1200 è opera del maestro Bernardino Faverio intagliatore e del maestro Tomaso Bogani indoratore, entrambi milanesi. Fu portata a Marzano il 18 agosto 1861 in occasione della Sagra, inizialmente collocata nel palazzo Frizzoni e successivamente, in processione al suono di musici strumenti, portata in chiesa dove venne solennemente benedetta da mons. Vescovo di Lodi Gaetano Benaglio.

Il 15 agosto 1961, l’allora parroco don Luigi Donati volle solennemente celebrare con tutta la comunità il centesimo anniversario dell’arrivo della statua ripercorrendo il medesimo tragitto di cento anni prima.

Venendo ai tempi nostri, domenica 28 agosto 2011 la comunità parrocchiale di Marzano, guidata da don Luciano Rapelli ha altrettanto solennemente celebrato il 150° anniversario, alla presenza di mons. Giuseppe Merisi vescovo di Lodi. E’ stata una ricorrenza molto partecipata da tutta la popolazione marzanese che si è conclusa a tarda sera con uno spettacolo pirotecnico, molto apprezzato.

STATUA DI CRISTO MORTO

Il 2 aprile del 1950 don Luigi Donati acquistò questa bellissima statua al prezzo 11.000 lire che venne inaugurata il venerdì santo di quell’anno con solenne processione. Per una adeguata sistemazione della statua fu effettuato uno scavo sotto l’altare della Madonna Assunta.

LA VIA CRUCIS

I quattordici quadri raffiguranti la Via Crucis sono di non comune valore e furono eseguiti da Turri padre e foglio di Legnano nell’anno 1832

 TRADIZIONI FOLKLORISTICHE

Nell’ultima domenica di agosto, con grande solennità propria della sagra si celebra la Festa dell’Assunta. Negli anni antecedenti il 2000 in questa occasione veniva, dopo le funzioni religiose, inscenato nella piazza il tradizionale SALTO DELL’OCA che vedeva impegnati i giovani del paese in una simpatica competizione per strappare il collo all’oca, appesa a testa in giù ad una trave sostenuta da due pali alti oltre 4 metri. I partecipanti si prestavano ad impersonare vari soggetti pittoreschi, utilizzando abiti e fantasie carnevalesche. Partendo dal palazzo su un carro trainato a volte da cavalli, altre volte da mucche, e in tempi più moderni da trattori arrivavano nella piazza e venivano accolti dal suono della banda.

A questo punto iniziava lo spettacolo, e su incitamento dei numerosi concittadini presenti e delle molte persone accorse dai paesi limitrofi, i ragazzi iniziavano la rincorsa su una piattaforma che consentiva loro il salto per aggiudicarsi il collo dell’oca che era l’ambito trofeo. L’oca comunque non andava persa ma veniva sapientemente cucinata e servita con polenta in occasione di una cena che si teneva qualche sera dopo, nel corso della quale si rievocavano le scene più simpatiche e goliardiche che avevano caratterizzato l’evento.